Tecnici della Prevenzione nella giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari.

Le aggressioni a danno dei lavoratori operanti nel settore della sanità e dell'assistenza sociale rappresentano un fenomeno allarmante che, da diversi anni, è costantemente sottoposto a monitoraggio. Purtroppo è anche vero che le aggressioni verso i sanitari sono spesso considerate un "rischio del mestiere", un evento intrinseco e ineliminabile tale da rientrare nell'ordinarietà del lavoro.  L'atto illogico di aggredire un operatore sanitario, oltre ad essere illegale e inaccettabile per una società civile, è un atteggiamento degno di disapprovazione che causa traumi fisici e psicologici che hanno ripercussioni negative sulla salute e sul benessere dei professionisti, nonché sulla qualità del servizio offerto agli utenti e ai pazienti.

Con la legge n. 113 del 14 agosto 2020 sono state adottate una serie di misure per contrastare e prevenire tali atti di violenza, introducendo:

  • Un Osservatorio Nazionale presso il Ministero della Salute, per monitorare la sicurezza degli operatori sanitari e socio-sanitari.
  • L’inasprimento delle pene per i responsabili di aggressioni, al fine di eliminare tali comportamenti,
  • Iniziative di informazione per sensibilizzare il pubblico sul problema e promuovere la cultura del rispetto.
  • Protocolli operativi in collaborazione con le forze di polizia, per garantire interventi tempestivi in caso di aggressione.

Tuttavia, nonostante le misure legislative intraprese, gli episodi di violenza a danno degli operatori sanitari non appaiono diminuire, al contrario, aumentano.

Dati*

Il numero di aggressioni subite a danno degli operatori sanitari nel 2022 è stato di 1.600 casi, un centinaio in più rispetto al 2021 e c.a. 200 rispetto al 2020 (ove si contavano c.a 1.400 denunce); anni in cui il fenomeno era bruscamente diminuito a causa delle limitazioni all'accesso alle strutture sanitarie per la pandemia da Covid-19.

Tuttavia, il dato del 2022 resta ancora ben al di sotto di quanto rilevato negli anni precedenti la pandemia: nel 2018 e 2019, infatti, gli infortuni sul lavoro causati da aggressioni a operatori sanitari superavano i 2.000 casi l'anno.

Escludendo i casi di infortunio per contagio da Covid-19, gli operatori sanitari sono stati i più colpiti tra i lavoratori; difatti circa il 10% degli infortuni occorsi nella sanità, e riconosciuti dall'Inail, sono riconducibili ad un'aggressione. Nell'intera industria e servizi, tale quota si ferma, invece, al 3%.

Nella maggior parte dei casi, le aggressioni provengono da persone esterne all'azienda sanitaria, come pazienti e loro parenti. Le liti tra colleghi della struttura, invece, sono contenute e rappresentano circa il 7% dei casi.

Nel quinquennio 2018-2022, il 37% dei casi di aggressione a operatori sanitari si è concentrato nel settore dell'Assistenza sanitaria, che comprende ospedali, case di cura, studi medici e ambulatori.

Il dato del 2022 evidenzia una preoccupante ripresa del fenomeno delle aggressioni a operatori sanitari, seppur ancora sotto i livelli pre-pandemia.

Salute e sicurezza degli operatori sanitari

Per contrastare questo fenomeno e tutelare la sicurezza di chi lavora nel settore sanitario è necessario un impegno costante.

In ottemperanza al D.lgs. 81/08, Il datore di lavoro è responsabile di valutare tutti i rischi, non solo quelli connessi agli aspetti produttivi, ma anche di quelli che possono impattare sulla salute fisica e psichica dei lavoratori. Tra questi, pertanto, assume particolare rilevanza il rischio da aggressioni verbali e fisiche.

La gestione del rischio aggressioni non può essere relegata ad una mera questione di sicurezza fisica, ma deve essere integrata nell'organizzazione generale della salute e sicurezza sul lavoro. Le aggressioni verbali e fisiche non solo minacciano la salute e la sicurezza del singolo lavoratore, ma possono avere ripercussioni negative su tutta l'organizzazione, causando: congedi di malattia di lunga durata, perdita di motivazione, assenteismo, deterioramento dei rapporti di lavoro, difficoltà di nuove assunzioni

Il contributo del T.D.P nelle valutazioni

La complessità del tema delle aggressioni sul lavoro non deve esimersi dal richiedere un'attenta analisi e l'attuazione di misure di prevenzione da parte del datore di lavoro. In questo contesto, il Tecnico della prevenzione assume un ruolo centrale grazie alle competenze specifiche che gli permettono di: valutare correttamente il rischio di aggressioni, identificare i fattori di rischio interni ed esterni all'ambiente lavorativo, elaborare e implementare misure di prevenzione adeguate e specifiche per il contesto lavorativo in esame, formare e informare i lavoratori sui rischi e sulle procedure da attivare in caso di aggressione e monitorare continuamente l'efficacia delle misure adottate.

 Il T.D.P. negli Organi di Vigilanza

Tuttavia, i Tecnici della Prevenzione, nello specifico dei professionisti che svolgono attività di prevenzione e vigilanza sul territorio nazionale, spesso non sono adeguatamente considerati quale gruppo omogeneo a rischio di aggressioni. Di fatti, non sono sempre visti dagli utenti come figure di supporto ai percorsi di tutela, bensì come dei "nemici"; in particolar modo quando, a scopo di tutelare la salute e la sicurezza pubblica, applicano delle sanzioni o impartiscono delle prescrizioni.

Tale circostanza, delle volte, genera tensioni e frustrazioni negli utenti fino a sfociare in aggressioni che ledono l’integrità psicofisica dei Tecnici della Prevenzione. Per di più, lo svolgimento delle attività di vigilanza in determinati territori può esporre il tecnico a situazioni di pericolo e rischio aumentato; soprattutto in contesti con alti tassi di criminalità o marginalità sociale.

Quindi è fondamentale valutare correttamente il rischio di aggressioni a cui sono esposti anche i tecnici della prevenzione in quanto sanitari, come le restanti categorie, e a contatto diretto con l’utenza. Tale valutazione dovrebbe tenere conto di fattori individuali come l’esperienza, la capacità di gestione di situazioni di conflitto, la formazione specifica e i fattori ambientali come il contesto socio-economico del territorio di competenza, la tipologia di utenza e le condizioni di lavoro.

Attraverso una valutazione del rischio accurata e l'implementazione di adeguate misure di mitigazione, è possibile ridurre significativamente questo rischio e creare un ambiente di lavoro più sicuro per tutti.

 

Contributo del Tecnico della Prevenzione Dott. Davide Celli

 

*Inail “ANDAMENTO DEGLI INFORTUNI SUL LAVORO E DELLE MALATTIE PROFESSIONALI”, NR. 11 - novembre 2023