«Il sistema di controllo della tutela della salute dei lavoratori italiani rischia di peggiorare irrimediabilmente. Per questo chiediamo un incontro urgente con la presidente della FNO TSRM PSTRP di Roma Teresa Calandra al fine di poter agire presto, senza indugi, attivando tutte le risorse disponibili, quelle politiche, comunicative, relazionali e anche legali».
È questo parte del contenuto di una lettera inviata da Vincenzo Di Nucci, presidente della Commissione d’Albo dei Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro di Roma e provincia e da altri presidenti di Ordini e commissioni d’Albo di tutta Italia diretta alla presidente federale Teresa Calandra e al Presidente della Commissione di Albo Nazionale dei Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro, Maurizio Di Giusto.
Nella lettera si contestano i requisiti per accedere all’ultimo bando di concorso per l’assunzione di 1174 Ispettori Tecnici del Lavoro, pubblicato lo scorso 25 febbraio. È sufficiente, infatti, una semplice laurea triennale di qualsiasi tipo per poter accedere al concorso. I TdP, al contrario, rivendicano l’esclusività della loro professione nell’eseguire i controlli su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Gli scriventi ricordano che il decreto ministeriale 58/97 individua la figura professionale del tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro definito come «l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, è responsabile, nell'ambito delle proprie competenze, di tutte le attività di prevenzione, verifica e controllo in materia di igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di vita e di lavoro». La stessa legge attribuisce al Tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro alcuni specifici compiti, come la vigilanza e il controllo degli ambienti di vita e di lavoro e della rispondenza delle strutture e degli ambienti in relazione alle attività ad esse connesse, competenze poi sancite dai decreti ministeriali istitutivi dei relativi profili professionali e degli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di diploma universitario e di formazione postbase, nonché degli specifici codici deontologici.
Dalle leggi esistenti, si evince chiaramente che «la vigilanza in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è un'attività esclusiva del Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro», spiegano Di Nucci e gli altri presidenti.
Il concorso, dunque, rappresenta «uno scempio e un sopruso» per i presidenti, secondo cui il bando «non rappresenta una opportunità per i giovani colleghi TdP» ma al contrario «testimonia la fine di qualsiasi definizione di attività esclusiva della professione. Rotto anche questo argine, la competenza esclusiva nelle attività di vigilanza finalizzata a tutelare la salute dei nostri cittadini in occasione di lavoro non ha più senso essere una professione sanitaria regolamentata. Se non esiste un ambito esclusivo specifico per quella professione, non è ipotizzabile l’esercizio abusivo di professione né tantomeno è necessario avere norme che ne regolamentano l’esercizio».
«Gli Ispettori del Lavoro Tecnici – continua la lettera - non sottostanno a nessuna delle norme regolamentari delle nostre professioni: percorso formativo, iscrizione all'albo-ordine, obbligo formativo, ecc., pur condividendo, da questo momento in poi, pari attività, dignità istituzionale e funzione di vigilanza e controllo nei luoghi di vita e lavoro»
I Tecnici della prevenzione chiedono che anche la parte della libera professione, quella della consulenza per conto delle imprese, sia una competenza esclusiva del TdP.
Un tema, quello evocato dai TdP, che può avere conseguenze anche sulla qualità dei controlli sulla sicurezza, dato che allo stato «un qualunque laureato senza la benché minima conoscenza, non diciamo competenza, di cosa sia un rischio chimico, fisico, biologico e di tutti i rischi presenti nell’ambiente di lavoro ivi compresi quelli trasversali, organizzativi o psicosociali» può eseguire i controlli.
«Non servono più gli albi, né gli ordini, né l'aggiornamento ECM, né gli obblighi vaccinali specifici, niente più corsi a numero chiuso e relative programmazioni. Insomma, se passa questa posizione, tanto vale abbandonare questo consesso, l’Ordine, che abbiamo faticosamente contribuito a costruire» arrivano amaramente a sottolineare i presidenti.