Le professioni sanitarie, tutte insieme iniziando da quelle mediche ed infermieristiche, sono oggi impegnate in prima linea in una crisi sanitaria senza precedenti. Quando avremo più tempo per riflettere sulle vere cause che hanno provocato questo disastro, che hanno diffuso tanto dolore, tanta paura, sulle ragioni strutturali della debacle di pezzi importanti del nostro SSN di cui andavamo orgogliosi, quando avremo il tempo e la voglia di cercare le vere motivazioni che stanno distruggendo e scavando fossati inimmaginabili anche sul piano economico e sociale, allora ci accorgeremo di quante volte ci siamo comportati come nel detto popolare Il medico pietoso fa la piaga puzzolente. La piaga dei camion militari del cimitero di Bergamo, della solitudine e delle morti impietose cui abbiamo abbandonato i nostri saggi, i nostri nonni nelle RSA, delle fosse comuni di New York o del Brasile. La piaga del rifiuto sistematico della scelta meritocratica a favore della ingerenza partitica, dello scambio di favori e poltrone, del nepotismo diffuso, dello spreco sistematico e enorme delle migliori energie e delle migliori menti di generazioni e generazioni di italiani. Questa pandemia cambierà, anzi, sta già cambiando la fisionomia delle nostre comunità sanitarie, sociali, economiche, professionali e politiche. La Politica con la P maiuscola ha il dovere di indicare la via, di fare scelte coraggiose non per il proprio tornaconto personale, ma in vista del bene comune non solo della nostro Paese ma dell’intera comunità umana, proprio come avvenne nell'immediato dopoguerra con l’emanazione della nostra bellissima e amatissima Carta Costituzionale.
Da un’Onorevole della Repubblica Italiana ci si aspetterebbe - ma ahimè è oramai una vana speranza - una maggiore preparazione ed approfondimento sulle materie affrontate dagli scranni di Montecitorio, prima di lasciarsi andare a dichiarazioni totalmente prive di fondamento.
Nel merito se il Ministero della Salute ha ritenuto necessario richiedere un maggior numero di Tecnici della Prevenzione è perché l’emergenza che stiamo attraversando evidenzia in tutta la sua drammaticità la ineludibile esigenza organizzativa relativa ai controlli nei posti di confine.
Purtroppo la totale mancanza di conoscenza del tema porta la deputata Baldini ad esprimere pareri lontani dalla verità e privi di fondamento mettendo alla berlina Lei, tutto il Suo gruppo parlamentare e l’intera istituzione che rappresenta. La sua visione della sanità medico-ospedalocentrica mostra oggi i suoi frutti nella regione ex cuore economico d’Europa, la Lombardia. Questo modello di tutela della salute è stato sbaragliato, spazzato via da questa epidemia da nuovo coronavirus. Dovremo ripartire dal territorio, dalla costruzione di reti, di comunità di pratiche, dalla condivisione di valori e principi, per rendere attuali quegli enunciati dell’OMS che affermano che la salute non è solo assenza di malattia ma un completo stato di benessere ivi compresi gli aspetti sociali-economici; enunciati affidati da tanto, troppo tempo ai cittadini, ai loro rappresentanti politici e amministrativi di ogni ordine e grado. Tra pochi giorni dovrebbe partire la seconda fase della lotta all’epidemia, Si è chiesta come mai si pone tanta attenzione alla tutela della salute dei lavoratori? Quali professionisti crede siano impegnati in prima linea a garantire questo diritto costituzionale, sia come consulenti dei datori di lavoro sia come funzionari della pubblica amministrazione chiamati a verificare il rispetto dei protocolli sottoscritti?
Noi le scelte le abbiamo fatte da molti anni, da molti decenni; il nostro mondo professionale non vuole, quindi, erigere steccati di tipo corporativo, se non altro perché non ne abbiamo la forza. Vogliamo invece provocatoriamente lanciare una sfida, proporre una barricata virtuale contro i danni ambientali, le malattie professionali e non, contro gli infortuni, per la tutela dell'intera filiera alimentare, dal campo alla tavola, la nostra sfida è Cultura e Preparazione. Lei, Onorevole Baldini, ignora che questo nostro martoriato Paese nel campo della prevenzione vanta tre primati mondiali, tra cui l’istituzione del corso di studi universitario per professioni nel campo della tutela della salute nei luoghi di vita e di lavoro.
Il tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro (TdP o TPALL), in Italia, è un operatore sanitario che, in possesso della laurea abilitante, è responsabile, nell'ambito delle proprie competenze, di tutte le attività di prevenzione, verifica e controllo in materia d'igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di vita e di lavoro, di igiene degli alimenti e delle bevande, di igiene e sanità pubblica e veterinaria. Vigila e controlla, inoltre, quant'altro previsto da leggi e regolamenti in materia di prevenzione sanitaria e ambientale, nell'ambito delle proprie competenze.
Ed è proprio in questo momento, al contrario di quanto invece sostenuto nelle aule parlamentari, che sarebbe stato necessario l’impiego di questa figura professionale.
Moltissimi di noi sono impegnati dall’alba al tramonto nelle unità di crisi COVID-19, nelle più disparate funzioni e attività, nelle aziende pubbliche e private, per diffondere i principi cardine della prevenzione, sulla percezione del rischio, sulle scelte da attuare nel caso concreto per l’uso del DPI adeguato. Mala tempora currunt, e forse, sed peiora parantur.
I firmatari della presente, quali rappresentanti istituzionali, non Le chiedono di ritrattare quanto maldestramente affermato nel corso del dibattito parlamentare né tantomeno di trovare l’occasione per rettificare riportando il dibattito nei giusti binari della correttezza. Lasciamo la scelta alla Sua coscienza. Ammettere i propri errori è, in fin dei conti, una grande opportunità di crescita e miglioramento.