«Da Biologia a Tecniche di Neurofisiopatologia, ecco perché ho scelto questa professione». Il racconto della neolaureata Sara Girolami

La giovane laureata ha poi intrapreso uno studio sperimentale riguardo i monitoraggi intraoperatori in Neurochirurgia. «Il punto di forza di questa laurea è infatti l’applicazione diretta nel campo professionale» sottolinea nel racconto

 

Mi chiamo Sara Girolami, ho ventitré anni, attualmente sono una neolaureata in Tecniche di neurofisiopatologia, presso l’Università degli studi di Roma Tor Vergata. Ho iniziato il mio corso di studi universitario scegliendo inizialmente la facoltà di Biologia, ma con il progredire degli studi notai un disinteresse verso la materia biologico-vegetale e un interesse spiccato, invece, per quello sanitario.

 

Decisi così di informarmi sui vari corsi riguardanti le professioni sanitarie e scoprii questo corso di studi in Tecniche di Neurofisiopatologia. Notai fin da subito la differenza rispetto alla facoltà di Biologia: infatti, il corso anche se di poca notorietà, è molto più mirato. Questa specificità del corso scaturì in me una grande curiosità. I miei interessi liceali, infatti, propendevano verso argomenti strettamente interconnessi all’ambito neurologico e avevano finalmente trovato una corrispondenza professionale. Iniziando questo corso di studi mi sono appassionata in modo esponenziale alla professione, grazie soprattutto al riscontro pratico delle diverse materie teoriche. Credo che il punto di forza sia infatti l’applicazione diretta nel campo professionale che permette di avere uno sguardo realistico sul futuro che va però di pari passo con un alto livello di crescita formativa. Il tirocinio è infatti praticabile fin dal primo anno, in modo immediato e questo connubio tra teoria e pratica, avviene proprio in medias res. A questo proposito posso dire che le conoscenze acquisite nell’arco di tre anni risultano effettivamente utili e necessarie per il riscontro lavorativo. Per certi versi sono stata sfortunata, ma per altri invece mi reputo al contrario fortunata per essermi laureata nonostante le impervie dell’ultimo anno. Devo perciò ringraziare il mio direttore di corso che mi ha permesso di ricominciare il tirocinio insieme ai miei attuali e futuri colleghi, con i quali ho messo in pratica gli insegnamenti e ho capito in modo tangibile la portata professionale di questo ruolo che è particolarmente responsabilizzante, soprattutto in un periodo delicato come questo, di pandemia.

 

Ad oggi, nonostante questa sia la mia unica esperienza da tirocinante, ho raggiunto una grande consapevolezza circa i miei obiettivi, mettendo in pratica e acquisendo sicurezza per la maggior parte delle tecniche con l’ausilio dei miei docenti. Questa attitudine generale, durante il terzo anno, mi ha dato modo di intraprendere uno studio sperimentale riguardo i monitoraggi intraoperatori in Neurochirurgia, nonostante l’impossibilità di portare a termine il progetto a causa delle circostanze emergenziali su scala globale, in questo lasso di tempo ho avuto l’occasione di assistere a degli interventi che ancora una volta hanno giovato da conferma personale e professionale circa le mie ambizioni. Così, nel mese di giugno, decisi di iniziare uno studio sperimentale, che consisteva nell’effettuare un’analisi dettagliata di anomalie critiche/intercritiche, andando a revisionare in maniera retrospettiva il database degli EEG dinamici delle 24h, effettuati in passato da TNFP presso il Centro Epilessia del Servizio di Neurofisiopatologia del PTV, grazie al quale ad oggi penso di aver acquisito un’ottima conoscenza di lettura di tracciati elettroencefalografici, soprattutto in relazione al ciclo sonno veglia. Per questo, ringrazio in particolar modo la mia relatrice, senza la quale l’articolo su questi temi non avrebbe preso forma.

 

Cercando di essere più realistica possibile in merito ai miei sogni, dopo il recente ma intenso bagaglio di esperienza, deduco che il mio sogno è proprio quello di accrescere in maniera continua e sempre più approfondita il mio studio, sia a livello pratico che teorico. Mi sento compiutamente pronta per poter intraprendere un nuovo percorso senza porre alcun tipo di limite alla mia conoscenza e alla totalità dell’esperibilità professionale. Come monito a me stessa, vorrei riuscire a trasmettere la mia passione a chi come me ora, sta intraprendendo questo percorso e spero che l’inizio di un nuovo percorso mi riservi delle piacevoli sorprese per il futuro, mi affido al destino.