Il TFCPC e le vette da scalare, Scali: "Non più solo ospedale, siamo pronti ad andare sul territorio"

In un editoriale per il sito dell’Ordine, il Presidente della CdA Nazionale e della CdA di Roma e Provincia dei Tecnici di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare, Salvatore Scali racconta i traguardi raggiunti e le sfide che attendono la professione.

 

 

Chi è il Tecnico di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare (TFCPC)? Quante volte abbiamo cercato di leggere nel pensiero o perlomeno di interpretare le espressioni interdette sul volto delle persone alle quali stavamo tentando di spiegare cosa fa questa figura sanitaria, ai più misteriosa. Stiamo vivendo un periodo storico contemporaneamente straordinario e drammatico, come non succedeva (possiamo proprio dircelo) dalla II Guerra Mondiale del secolo scorso, quello della pandemia da Coronavirus Sars-Cov2 che sta mietendo molte vittime in tutto il mondo.

 

L’IMPORTANZA DELL’ORDINE

Tuttavia, questa terribile vicenda ha, per certi versi, accelerato bruscamente un percorso che la nostra professione persegue ormai da tempo. Oggi, infatti, siamo proiettati verso un futuro, a mio avviso, di maggiore riconoscimento delle nostre competenze e della nostra cultura professionale, grazie anche all’utilizzo del supporto ECMO (ossigenazione a membrana extracorporea) nelle forme più gravi di polmonite da COVID-19. Inoltre, dopo la legge 03/2018, siamo rappresentati a livello territoriale e nazionale dalle Commissioni d’Albo Provinciali e dalla Commissione d’Albo Nazionale, incardinate all’interno di un sistema Ordinistico molto complesso, perché comprende ben 19 professioni sanitarie, ma allo stesso tempo, proprio per questo, anche molto stimolante.  A noi che siamo una categoria professionale “piccola” nei numeri ma “grande” sotto il profilo delle responsabilità, dona infatti quella forza che può derivare solo dall’appartenenza ad un Ordine Professionale universalmente riconosciuto che promuove costantemente il confronto e la condivisione fra tutte le professioni sanitarie che ne fanno parte.

 

Questo passaggio è transitato grazie soprattutto all’impegno dell’AMR di riferimento, l’A.I.Te.FeP. oggi Società Tecnico Scientifica, che da quando si è costituita ha promosso la tutela dei propri professionisti e favorito in tutti i modi il raggiungimento di questo obbiettivo. Perciò non dobbiamo minimamente cancellare o diluire la nostra identità, bensì fortificarla. Il TFCPC deve essere rappresentato come quel professionista sanitario che, attraverso il suo sapere e le sue competenze tecniche, esercita la sua attività in molteplici settori, dalla chirurgia cardio-toraco-vascolare alla cardiologia sia in ambito interventistico che diagnostico, per i pazienti di tutte le fasce d’età. Il TFCPC, inoltre, annovera competenze nei programmi di “Patient Blood Management”, nella chirurgia dei trapianti (cuore, polmoni, fegato e reni) e nel ricondizionamento d’organi, in alcuni campi della chirurgia oncologica e infine nella gestione delle terapie renali sostitutive. Tutte queste “technical and non-technical skills” devono essere promosse ai medici di riferimento, agli altri professionisti sanitari, ai manager della sanità, alle Associazioni dei pazienti ed a tutta la cittadinanza, che molto spesso beneficia del nostro lavoro, ignorando o non comprendendo il valore del nostro know-how.

 

Adesso dobbiamo guardare avanti, rilanciare il nostro modo di intendere la sanità pubblica, come universale e solidale, utilizzando gli importanti risultati fin qui ottenuti come spinta per coglierne altri ancor più ambiziosi. Con lo spirito di sempre, quello che ci contraddistingue: essere dalla parte del cittadino, perseguire i suoi interessi, sostenerlo nella conservazione e nel ristabilimento del suo bene più prezioso, la salute. Anche su un altro fronte strategico stiamo ottenendo risposte concrete: l’implementazione e il graduale spostamento della rete assistenziale dall’ospedale al territorio, da un modello che potremmo definire centripeto ad uno centrifugo. Ciò che proponiamo con forza, è un professionista versatile, integrato nelle città, nei paesi, nelle comunità attraverso la telemedicina e la presenza capillare sul territorio; un professionista che assiste, segue, sostiene il paziente in tutte le fasi della sua storia clinica. Un ruolo davvero fondamentale per invertire il tradizionale rapporto tra sanità e cittadino, portando la prima dove quest’ultimo vive, lavora, studia, socializza. In questa chiave, grazie al supporto dell’Ordine, stiamo promuovendo rapporti proficui con tutte le Istituzioni, che fanno ben sperare. Superando gli iniziali ostacoli, il modello di assistenza che sosteniamo, insieme alle altre 18 professioni sanitarie, sta con mille difficoltà via via prendendo piede. D’altronde siamo professionisti ben formati, competenti, abituati a fronteggiare quotidianamente situazioni con alto carico di stress: queste caratteristiche ce le impone il nostro stesso lavoro, in cui la teoria e la pratica si fondono in un abbraccio strettissimo.

 

«PRONTI AD ANDARE SUL TERRITORIO»

Da qui deve derivare la nostra consapevolezza: siamo pronti anche noi, come tanti altri professionisti sanitari, ad imprimere una svolta decisiva al Servizio Sanitario Nazionale. E rivendichiamo di farlo da protagonisti del cambiamento. La nostra proposta è già sul tavolo: disegnare una nuova rete dell’assistenza che ponga la nostra figura in team con gli altri professionisti, ciascuno con le proprie competenze, sia in ambito ospedaliero che nei servizi territoriali. Vogliamo poter occupare tutti gli spazi in cui emerge un bisogno di salute del cittadino al quale possiamo rispondere; non vogliamo competere con nessuno ma rivendichiamo quegli spazi finora erosi da altre figure professionali, motivate come e forse più di noi ma che non possiedono le nostre peculiari competenze. Non più soltanto nelle corsie degli ospedali ma anche sul territorio, dove sapremmo muoverci agevolmente e con efficacia, se solo ne avessimo la possibilità. Proprio questo chiediamo: un’opportunità. Abbiamo carte importanti da giocare, dalla formazione specialistica ai master professionalizzanti, alla certificazione delle competenze acquisite. Vogliamo contribuire fattivamente al salto di qualità che il cittadino utente del Servizio Sanitario si aspetta.

 

Tutto questo senza però ignorare aspetti fondamentali come il problema occupazionale, le lungaggini burocratiche dei concorsi pubblici e le pessime condizioni contrattuali, con un trattamento economico che non rispecchia affatto né le nostre competenze né le enormi responsabilità che ci assumiamo ogni volta che ci occupiamo di un paziente. Ecco perché credo fermamente che, oggi più che mai, è fondamentale rappresentare la professione dove conta essere, ovvero in tutti gli ambiti istituzionali, ed implementare la comunicazione anche attraverso i social media per arrivare ovunque e parlare di noi. Dobbiamo però essere più consapevoli del fatto che la nostra forza non può prescindere dall’unità, dal senso di appartenenza ad una comunità professionale così piccola ma così peculiare. Una compattezza preziosa che mettiamo a disposizione di tutti: perché noi siamo i professionisti del cuore.

"Una volta arrivati in vetta cresce la voglia di ammirare altri orizzonti"

Certo la strada per la cima è ancora lunga e faticosa. Se stessimo affrontando un percorso di trekking in montagna, senza dubbio, saremmo forse a metà di un itinerario con almeno venti chilometri di scarpinata, milletrecento metri di dislivello e condizioni meteo non ottimali. Insomma, tosto, come sa bene chi è amante delle passeggiate in alta quota. Ma proprio per questo la sensazione di raggiungere la vetta, tirare su a pieni polmoni un bel respiro di sollievo e poi godersi il panorama, con il ghigno della soddisfazione disegnato sul volto, credetemi, sarà impagabile.

 

Dott. Salvatore Scali

 

TFCPC, A.O. San Camillo Forlanini – Roma

Presidente CdA Nazionale

Presidente CdA di Roma e provincia