Il 6 marzo la Giornata della Logopedia. Citro (CPLOL): «Il modello di alcuni Paesi è riuscito a influenzare positivamente lo sviluppo negli altri Paesi»

La Commissione d’Albo dei Logopedisti di Roma ha intervistato la dott.ssa Raffaella Citro, membro della delegazione FLI al CPLOL, Comité Permanent de Liaison des Orthophonistes/Logopedes de l'UE: « In Italia la qualità della formazione iniziale è buona ma abbiamo perso il vantaggio iniziale che avevamo»
Quest’anno la Giornata Europea della Logopedia, che è ormai un rituale appuntamento per i logopedisti italiani, sarà dedicata a Telelogopedia e Tecnologie digitali, un tema già importante per i logopedisti e che è diventato pressante in Europa e in tutto il mondo durante il lockdown dovuto alla pandemia di COVID-19. La Commissione d’Albo dei Logopedisti di Roma ne ha parlato con la dott.ssa Raffaella Citro, membro della delegazione FLI al CPLOL, Comité Permanent de Liaison des Orthophonistes/Logopedes de l'UE.
Dottoressa, perché proprio il 6 marzo?

«Il 6 marzo è l’anniversario della fondazione del Comité Permanent de Liaison des Orthophonistes/Logopedes de l'UE (CPLOL), www.cpol.eu  l’organismo di coordinamento dei logopedisti europei, avvenuta a Parigi il 6 marzo 1988 ad opera di alcune associazioni, anche italiane, di logopedisti. Lo scopo era quello di formare nell’Unione Europea un organismo politico e rappresentativo specifico per la nostra professione. In quel periodo si cominciava a rendere effettiva la libera circolazione dei professionisti e quindi urgeva, per noi come per altre professioni, avere un confronto sui diversi sistemi di qualificazione professionale. L’obiettivo ultimo era cercare di armonizzare la formazione iniziale del Logopedista nei Paesi europei, portandola dappertutto a un buono standard».

Il CPLOL è riuscito nei suoi obiettivi?

«Rispetto alla formazione iniziale del Logopedista, sono stati prodotti documenti importanti, come il Minimum Standard for Education e l’indagine del progetto NetQues, statistiche, Position Statements e informative anche in collaborazione con la Commissione Europea. Il modello di alcuni Paesi è riuscito a influenzare positivamente lo sviluppo in altri Paesi. Ricordiamo che l’Italia era inizialmente tra i Paesi più avanzati, avendo esclusivamente una formazione triennale in ambito universitario, mentre altrove gli standard erano più bassi oppure coesistevano diverse tipologie di formazione».

Come si colloca ora in Europa la qualità della formazione italiana?

«Successivamente abbiamo perso il vantaggio iniziale; ad esempio, mentre in alcuni Paesi il requisito per l’accesso alla professione è ora la laurea magistrale, per noi è sufficiente la laurea triennale. Un altro punto su cui dobbiamo avanzare è l’opportunità per i logopedisti di accedere al dottorato di ricerca, molto più frequente negli altri Paesi rispetto all’Italia, e alla carriera universitaria, da noi praticamente preclusa. Detto questo, osserviamo comunque che in Italia la qualità della formazione iniziale è buona in modo diffuso e non esistono fenomeni come i frequenti percorsi abbreviati, la formazione di massa senza accesso programmato, periodi di tirocinio irrisori, la commercializzazione della formazione sanitaria».

Oltre l’ambito della formazione, di cosa si è occupato il CPLOL?

«A riguardo della pratica professionale, sono stati pubblicati documenti come il Profilo Professionale Europeo, che ispirò la stesura di quello italiano, e la Carta Etica, di recente aggiornata. È stata creata la prima banca dati sugli studi scientifici di logopedia e sono stati compiuti studi sulla terminologia cercando di andare verso la sua uniformazione, così da poter confrontare gli studi effettuati sotto i diversi sistemi nosologici.

Gli argomenti affrontati sono stati tanti, dalle linee guida Evidence Based, che furono raccolte in una pubblicazione, alle statistiche sul rapporto logopedisti/abitanti nei Paesi europei. Il sito web, che proprio ora si sta riorganizzando, contiene gli archivi del lavoro trentennale del CPLOL.

Sono stati organizzati i congressi europei di Logopedia, cominciando con quello di Atene del 1992 fino al congresso di Cascais – Lisbona del 2018. Questi sono stati per tanti logopedisti delle buone opportunità per far conoscere il proprio lavoro scientifico e creare networking coi colleghi europei. Il prossimo congresso, rimandato a causa del COVID-19, si terrà in Austria nel 2022 e appena possibile ne sarete informati.

Un ulteriore ambito di lavoro è stato quello della Prevenzione, promossa con varie iniziative tra cui la condivisione di materiale informativo per il pubblico e poi, nel 1997, con la prima Giornata Europea della Logopedia, una campagna di informazione e sensibilizzazione dei cittadini e delle istituzioni sui disturbi della comunicazione, il lavoro dei logopedisti e le possibilità di avvalersi del loro intervento. Dal 2004 la Giornata Europea è diventata un appuntamento annuale, focalizzandosi ogni anno su una tematica diversa».

Di cosa si è parlato nella Giornata Europea negli anni scorsi?

«Si è parlato in pratica di tutti gli ambiti della pratica logopedica. Questi sono i temi delle ultime edizioni, dal 2014 al 2020:

  • Multilinguismo
  • Disturbi neurologici acquisiti della comunicazione
  • Disprassia
  • Disfagia
  • Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA)
  • Disturbi dello Spettro Autistico
  • Disturbi dell’Apprendimento

Da quest’anno, con la Telelogopedia, comincia un ciclo di temi non focalizzati su patologie ma di carattere più ampio».

Cosa ha caratterizzato la Giornata Europea in Italia?

«Una buona campagna stampa con riscontri sulle principali testate nazionali, la diffusione degli eventi a tema nell’arco dell’anno così da mantenere alta l’attenzione sull’argomento, includere nel target dell’informazione mirata anche i colleghi per stimolarli alla riattualizzazione continua delle proprie conoscenze. E infine dei manifesti di grande impatto comunicativo, di cui vi invio qualche esempio».

Chi rappresenta l’Italia nel CPLOL?

«Membri del CPLOL sono le associazioni rappresentative a livello nazionale, composte esclusivamente da logopedisti, dei Paesi europei (non più solo dell’Unione Europea oppure dell’EFTA). Il membro italiano è la Federazione Logopedisti Italiani, la cui delegazione è composta da Giuseppe Mancini, componente eletto del Board, me, Tiziana Rossetto, presidente FLI e Irene Vernero, delegato fondatore».

Come si sta preparando il CPLOL ad affrontare questa Giornata Europea?

«Il 6 marzo 2021 ci sarà una grande svolta con la presentazione di quello che sarà il nuovo CPLOL.  L’organismo sta cambiando radicalmente, a cominciare dal nome che sarà un acronimo più pronunciabile. Dobbiamo ammettere che negli ultimi anni il CPLOL ha vissuto un periodo di crisi. Per sintetizzare, non si è riuscita a trovare una mediazione tra i Paesi settentrionali che avevano una visione più utilitaristica dell’organizzazione e i Paesi latini che volevano perseguire la funzione di organismo politico. Lo scontro è arrivato al punto che un Paese strategico come la Francia ha abbandonato l’organizzazione. Noi della delegazione FLI abbiamo sempre favorito il dialogo e l’equilibrio tra le varie componenti e mantenuto una posizione di critica costruttiva. Dopo un periodo di stasi, è partito il nuovo corso che verrà ufficializzato il 6 marzo e successivamente con l’assemblea generale. La nuova organizzazione curerà molto la comunicazione con i propri membri e con la comunità logopedica internazionale, in un’ottica di gestione dinamica e catalizzatrice di nuove energie per perseguire più efficacemente l’obiettivo di rappresentare il punto di riferimento della logopedia per professionisti, istituzioni e cittadini d’Europa. Seguiteci per conoscere gli sviluppi».