DOVERI DEL PROFESSIONISTA SANITARIO
REGOLE GENERALI
- FARE RIFERIMENTO SOLO ALLE FONTI UFFICIALI E ISTITUZIONALI CHE SONO IN CONTINUA EVOLUZIONE SIA NEI DIVERSI TERRITORI SIA NEL TEMPO.
- RISPETTARE LE REGOLE IN PRIMIS COME CITTADINI, AI QUALI SI RIFERISCONO LE DISPOSIZIONI GOVERNATIVE.
IL COMPORTAMENTO del Professionista Sanitario
Ogni logopedista nell’esercizio della propria professione, nei diversi ambiti e nelle diverse fasce di età, è impegnato in prima linea nel contribuire al contenimento della diffusione dell’epidemia, mettendo in atto i corretti comportamenti a tutela dell’altrui e della propria salute.
Le indicazioni per tutti sono quelle emanate dalle Autorità competenti: Ministero della Salute1, Regioni, Sindaci, Aziende Sanitarie e Ordini Professionali.
I comportamenti richiesti a tutte le professioni sanitarie2 non sono diversi ma derivano tutti dalle stesse norme previste dal Ministero della Salute e ciascuno, con la propria “competenza e autonomia specifica”, le adatta alle esigenze della propria particolare situazione lavorativa. Non c’è perciò una ricetta di comportamenti “specifico professione”. Autonomia e responsabilità professionale dovranno porsi da guida per una condotta rivolta alla tutela della sicurezza del cittadino utente. Tuttavia, ci sentiamo di indicare i tre criteri principali della classificazione di Rischio INAIL, che possono essere di aiuto per capire la propria e contestualizzata valutazione del Rischio e Sicurezza e per l’assistito laddove si esercita:
- l’esposizione ovvero la probabilità di entrare in contatto con le fonti del contagio da coronavirus durante il lavoro,
- la prossimità intesa come caratteristica intrinseca di un lavoro tale da non permettere un distanziamento sociale,
- aggregazione, valutata come tipologia lavorativa che prevede il contatto con soggetti terzi rispetto agli altri utenti3.
Nello specifico professionale del logopedista, il mantenimento del rispetto delle regole e la limitazione dei contatti sociali, per evitare la diffusione del virus, ha reso necessaria la sospensione o rimodulazione del piano di intervento e trattamento, in accordo con l’utenza e riorganizzando la propria attività con delle nuove routine appropriate all’emergenza CoViD-19.