Rendere operativa da subito la banca dati del SINP - Sistema nazionale per la prevenzione, attivare le politiche di promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro e affidare la prevenzione e la tutela della salute nei luoghi di lavoro ai Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro (TdP). All’indomani della grave ondata di incidenti e di vittime sul lavoro che ha funestato le ultime settimane e in occasione della Giornata Nazionale per le vittime sul lavoro che si celebra ogni anno il 10 ottobre, Vincenzo Di Nucci, Presidente della Commissione d’Albo dei Tecnici della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro di Roma e Provincia, e i presidenti delle Commissioni d’Albo dei TdP di Mantova Alberto Righi, di Latina Giovanni Esposito, di Frosinone Maurizio Sordilli e di Viterbo Massimo Basili si appellano alle istituzioni per fermare una ‘strage’ che sembra essere senza fine.
«In questi giorni si parla molto dell’idea di un ‘curriculum’ delle imprese contro gli infortuni sul lavoro – spiegano -. In realtà esiste già ed è la banca dati del SINP, sistema previsto dall’articolo 8 del Testo unico sulla sicurezza che avrebbe la finalità di fornire dati utili per orientare, programmare, pianificare e valutare l’efficacia della attività di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, relativamente ai lavoratori iscritti e non iscritti agli enti assicurativi pubblici attraverso l’utilizzo integrato delle informazioni disponibili negli attuali sistemi informativi, anche tramite l’integrazione di specifici archivi e la creazione di banche dati unificate. Peccato però che queste banche dati non siano mai state attivate: dopo un primo decreto attuativo nel 2016, non ne sono seguiti altri e tutto è rimasto fermo. Non bisogna perdere tempo, va creata il prima possibile”»
Secondo i quattro presidenti dei Tecnici della Prevenzione di Roma «le leggi ci sono, vanno fatte applicare e la figura professionale più idonea per svolgere questo compito è il Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di lavoro come stabilito dalla legge 833 del 1978 e dall’articolo 15 del Testo unico sulla sicurezza. La vigilanza tocca ai TdP che operano in ASL, quindi se vogliamo fare più controlli e non solo, occorre potenziare questi organici».
«Inoltre – continuano – va sottolineato un altro aspetto: se andiamo a guardare la serie storica dei dati degli infortuni INAIL dal dopoguerra ad oggi scopriamo cose interessanti. Fino al picco del boom economico c’è stata una crescita esponenziale degli incidenti, fino a 4700 morti sul lavoro all’anno, contro i mille di oggi. Dopo gli anni ’70 e fino agli ‘90 c’è stata una forte decrescita, il dato si è più che dimezzato. Cos’è successo nel mentre? Nel 1970 è stato promulgato lo Statuto dei lavoratori: i lavoratori avevano diritto nei Consigli di fabbrica ad avere informazioni sulla loro salute e potevano essere attori in prima persona della loro sicurezza. L’aumento della partecipazione dei lavoratori alla tutela della sicurezza ha diminuito gli incidenti».
«In secondo luogo – aggiungono - noi dobbiamo fare in maniera che i posti di lavoro siano sicuri e salubri prima che arrivi la vigilanza. Per questo sono fondamentali azioni di promozioni come previsto dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025: incontri nelle scuole, politiche attive di audit, incentivi alla responsabilità sociale delle imprese».
«Infine, il più importante degli interventi. Noi abbiamo quello che noi definiamo un vero e proprio “esercizio abusivo legalizzato” della prevenzione sui luoghi di lavoro. Questo perché il decreto legislativo 81/2008 prevede che l’RSPP, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, possa essere chiunque abbia seguito un corso di 50 ore. Spesso le oltre quattro milioni e mezzo di imprese italiane, per la maggior parte con meno di dieci dipendenti, si rivolgono a dei consulenti qualsiasi, figure che hanno svolto questi corsi ma che non hanno contezza di come svolgere una corretta azione di prevenzione. Producono pezzi di carta che non servono a niente. Bisogna cambiare la norma per far diventare questa attività ad esclusiva competenza di un professionista autorizzato: il Tecnico della Prevenzione laureato ed iscritto all’Albo. Solo così si può fare prevenzione vera e non mera burocrazia».