Videointervista con Valerio De Lorenzo (Presidente CdA TeRP) e Giusy Stella (CdA TeRP) in occasione della giornata mondiale della Salute Mentale che si celebra il 10 ottobre. Tra i problemi più grandi quello dello stigma: «Questo retaggio culturale rallenta la possibilità e la richiesta di presa in carico del paziente» spiega Stella.
Il 10 ottobre come ogni anno dal 1992 si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale. Un appuntamento quest’anno dedicato all’accesso alle cure come evidenzia lo slogan “Salute Mentale per tutti: più investimenti, più accesso”. Il Ministero della Salute ha anche promosso uno spot dal titolo “SI CURA” con protagonisti gli attori Anna Foglietta e Paolo Calabresi per sensibilizzare sul tema.
I numeri a livello mondiale delineano un quadro complesso: nel 2017 abbiamo sfiorato un miliardo di diagnosi nel mondo, circa il 13% della popolazione mondiale. Il 15% di adolescenti e bambini soffre di qualche disturbo mentale. In Italia oltre 800mila sono stati gli utenti psichiatrici assistiti.
«Sono dati preoccupanti – sottolinea Valerio De Lorenzo, Presidente della Commissione d’Albo di Roma e Provincia dei Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica -. Parliamo di una spesa europea di circa 800 miliardi di euro l’anno per l’EPA, European Psychiatric Association secondo cui in Europa almeno un terzo della popolazione avrà nell’arco della vita un disturbo psichiatrico. Questo ci fa riflettere e deve indurci a un approccio diverso al problema: la rete pubblica va fornita di nuova linfa vitale».
I Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica giocano un ruolo importante nella presa in carico del paziente psichiatrico dato che si occupa da un punto di vista clinico, quindi curativo e riabilitativo, del funzionamento cognitivo, emotivo-affettivo e psico-sociale della persona.
Tra i problemi su cui i TeRP vogliono porre l’accento, c’è anche quello dello stigma che ancora oggi caratterizza questo tipo di malati che spesso ritardano l’accesso alle cure.
«Ad oggi gli interventi sul territorio che stimolano il reinserimento e la risocializzazione della persona sono pochi rispetto alle prese in carico generali e ai servizi che vengono erogati in ambito di salute mentale – spiega Giusy Stella, CdA TeRP di Roma e Provincia -. Il riabilitatore psichiatrico ha la possibilità di fare un lavoro orientato al concetto di recovery, alla gestione e a volte alla necessaria convivenza con le difficoltà fino alla percezione di essere parte attiva del cambiamento».
A frenare gli utenti, è appunto lo stigma: «Questo perché ancora oggi c’è spesso molta paura – spiega ancora Stella -. Il paziente stesso, la persona che si trova a vivere un disagio ha paura a rivolgersi a uno psichiatra, a uno psicologo o a un professionista dell’area sanitaria psichiatrica. Così come i familiari delle persone che hanno difficoltà. Questo retaggio culturale rallenta la possibilità e la richiesta di presa in carico del paziente. L’OMS spiega che uno dei fenomeni particolarmente presenti è quello del cosiddetto revolving door, ovvero la ripetizione dei ricoveri a un mese dalla prima dimissione. Il TeRP lavora proprio su questo: sulla gestione e sul reinserimento per aiutare il paziente ad accettare il problema».