La salute mentale e la Tele-Riabilitazione: come raggiungere l’utente all’interno del proprio “spazio intimo”

La salute mentale e la Tele-Riabilitazione: come raggiungere l’utente all’interno del proprio “spazio intimo”

Scrivere ad un pubblico di lettori ci apre infinite possibilità. Potremmo potenzialmente affrontare mille argomenti, provare a soddisfare tanti desideri o bisogni. Noi come primo passo riteniamo che sia importate partire da adesso, da questo momento storico e dai cambiamenti che utenti e professionisti si trovano a vivere.

Covid-19, Quarantena, Riabilitazione Psichiatrica, Pronto soccorso Psicologico, Tele-Riabilitazione... che succede per la salute mentale? Cosa cambia? Da dove partiamo? Facciamo chiarezza insieme e iniziamo attraverso questo primo articolo un viaggio che ci porterà comunque verso molte e sicuramente stimolanti riflessioni.

La riabilitazione psichiatrica nasce all’interno dell’ottica del Recovery e finisce quindi con il ri-definire un nuovo stampo della psichiatria, quello appunto della gestione dei sintomi e della possibilità di convivere anche con le difficoltà che hanno un impatto devastante sulla persona, ma non più alto del potere di scelta e di determinazione di ognuno: questa è la cornice terapeutica dei percorsi recovery-oriented, quindi questo è il cuore della riabilitazione psichiatrica. Conoscere un sintomo vuol dire esserne meno spaventati e quindi gestirlo in autonomia; il Tecnico della Riabilitazione psichiatrica è guida all’interno della conoscenza delle difficoltà cognitive, emotive, sociali e comportamentali spesso presenti nell’utenza con disagio psichiatrico; e questa guida permette al soggetto di pianificare comunque i propri obiettivi di vita e la propria serenità.

GLI EFFETTI DELLA QUARANTENA

In un momento storicamente problematico come questo possono subentrare e/o accentuarsi difficoltà quali ansia, stress nella pianificazione del tempo e della giornata, interruzione di attività piacevoli, difficoltà nelle relazioni quotidiane, aumento delle situazioni conflittuali familiari.

Cosa succede però se la situazione d’emergenza pone luce su altre priorità e individua altri bisogni? Quando dobbiamo necessariamente partire dalla tutela della salute fisica, sappiamo come lavorare sulla nostra salute mentale che ne è comunque parte integrante? Quell’utente con disagio psichiatrico può aspettare per continuare la terapia o deve recarsi comunque al Centro di Salute Mentale (CSM) per esempio?

Se pensiamo ai professionisti, riflettiamo sul fatto che ciascun terapista potrebbe essersi chiesto come si può portare avanti un percorso terapeutico-riabilitativo o come si può ridurre l’impatto di questa “pausa forzata”. Come posso supportare situazioni di crisi legate a questo momento? Come intervengo sulla percezione della solitudine e della disconnessione per esempio?

L’IMPORTANZA DELLA TECNOLOGIA

Paradossalmente lo strumento verso cui è spesso frequente un certo scetticismo, la tecnologia per la comunicazione-relazione a distanza, ora si rivela la nostra “salvezza”; la possibilità di fare esperienza sfruttando la tecnologia a vantaggio del CONTATTO. La parola contatto, si proprio questa, dalle mille sfaccettature. Cosa ci manca? Il contatto con i nostri cari. Cosa ci mette in pericolo? Il contatto con le persone. Quale variabile è fondamentale all’interno della relazione terapeutica? Il contatto con il mondo dell’altro. Quale variabile è fondamentale nella vita di ciascuno? Il contatto con sé stessi e il contatto con gli altri.

All’interno della presa in carico dell’utente con disagio psichiatrico lo strumento che riduce la distanza a favore del contatto è la Tele – Riabilitazione. Uno strumento ancora troppo poco utilizzato rispetto alla percentuale dei servizi svolti all’interno delle strutture residenziali. Cosa ci permette di fare la Tele-Riabilitazione? Sicuramente ci permette di raggiungere l’utente all’interno del proprio “spazio intimo”: la sua casa, con i suoi oggetti, i suoi significati e le sue difficoltà. La Tele-riabilitazione con software di videocomunicazione, per esempio, rappresenta un passo oltre la semplice telefonata e permette il mantenimento della “percezione visiva” del supporto. Un passo in più che per tanti utenti si traduce nel mettersi in discussione davanti ad uno schermo, con i capelli in disordine magari e con dietro sullo sfondo la bella mostra di ciò che è realmente il suo ambiente. Manca certamente “la presenza” fisica, ma subentra un tipo di vicinanza e fiducia diversa, a volte anche più profonda, perché mostrarsi all’interno di una videochiamata tante volte richiede un grado di “esposizione all’altro” maggiore e più intenso. Per comprendere basta pensare: a chi e come diamo il diritto del nostro viso e della nostra parete di casa per una videochiamata?

In un’ottica di emergenza e cambiamento perciò, anche il professionista, insieme all’utente e per l’utente, potrà essere “resiliente” facendo leva sulle proprie capacità di adattamento, sui nuovi strumenti professionali per il quale è necessario che venga formato e che cerchi formazione e quindi faccia appello al suo mandato di rendere practice ciò che ha evidenze scientifiche. E questo può riguardare un professionista che lavora privatamente e che “raggiunge” così un suo utente; può riguardare anche gli operatori che mettono in “contatto” utenti ricoverati o collocati in strutture residenziali con le loro famiglie, anche per programmi psicoeducativi; può riguardare un Centro Diurno o un CSM con le attività sul territorio, di supporto al lavoro e di supporto all’abitare autonomo.

LA TERRITORIALITA’ DELLA CURE

L’unione di queste strategie, che oggi rappresentano un’alternativa quasi “necessaria”, diventa bussola per un futuro e auspicabile “add-on” agli strumenti professionali standard e di uso quotidiano e alla terapia fatta “in presenza”, imprescindibile ma comunque integrabile, soprattutto nell’ottica, che dovrebbe essere insostituibile, della Territorialità delle cure.

Perché non immaginare dunque che in seduta l’utente lavori sull’abilità attentive, sulla pianificazione, sulle difficoltà familiari, sulle emozioni, sui pensieri, sulle autonomie e magari dopo qualche mese, attraverso la tele-riabilitazione, mostri al proprio terapista che è finalmente riuscito a cucinare per i propri affetti e ha trovato una casa in cui stare?

CdA Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica

Ordine TSRM PSTRP Roma e Provincia

Giusy Stella

Valerio De Lorenzo