Il nostro messaggio di solidarietà al popolo ucraino e la vicinanza ai professionisti sanitari che stanno operando nel teatro di guerra

Il nostro messaggio di solidarietà al popolo ucraino e la vicinanza ai professionisti sanitari che stanno operando nel teatro di guerra

Nessuno di noi può rimanere indifferente di fronte al dramma delle bombe che cadono, delle sirene che suonano, dei bambini costretti a vivere nei rifugi antiaereo. In Europa pensavamo di aver allontanato per sempre lo spettro della guerra e invece eccolo che si riaffaccia in tutta la sua drammaticità proprio alle nostre porte, proprio là dove pensavamo che cannoni e carri armati non sarebbero stati altro che un ricordo del passato.

La nostra solidarietà non può che andare alla popolazione ucraina, a chi con coraggio ha deciso di restare e di resistere all’invasione e a tutti coloro che hanno deciso di portare in salvo le loro famiglie e i loro cari, lontano dal furore dei combattimenti, sfollati ma al sicuro fuori dai confini. Impotenti di fronte ad una simile tragedia, ci auguriamo che le ostilità cessino immediatamente e che la diplomazia possa prendere il posto della violenza, che con il dialogo si possano superare attriti e incomprensioni.

Come Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione e come Commissioni d’Albo di Roma e provincia non possiamo che auspicare che l’articolo 11 della nostra Costituzione, che sancisce il ripudio della guerra da parte dell’Italia come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, possa presto essere condiviso dal mondo intero: che questo precetto sia universalmente riconosciuto da tutte le nazioni del mondo.

Ai professionisti sanitari ucraini che oggi vivono il dramma della guerra va tutta la nostra vicinanza: il nostro lavoro, volto ad aiutare chi soffre, ci pone come naturali portatori di pace. Non appena finiranno le ostilità, ci auguriamo di poter ringraziare personalmente tutti gli operatori sanitari che stanno operando nel difficile teatro di guerra.