Combattere lo stigma: l’importanza dell’approccio Bio-Psico-Socio-Culturale in Psichiatria

Combattere lo stigma: l’importanza dell’approccio Bio-Psico-Socio-Culturale in Psichiatria

La Psichiatria Transculturale e l’Etnopsichiatria Clinica, le quali permettono di volgere lo sguardo sulla necessità di inquadrare la sofferenza del singolo all’interno del contesto culturale specifico e le sue connessioni con esso

L’attenzione sul concetto di stigma e le sue conseguenze e le variabili bio-psico-socio-culturali determinanti l’esordio della patologia psichiatrica, rappresentano i punti cardine su cui si poggia e si pianifica un approccio integrato nei percorsi di cura in un’ottica di Recovery.

L’approccio bio-psico-socio-culturale permette di far “navigare” la multifattorialità della patologia psichiatrica e riconoscere al suo interno variabili eziopatogenetiche di tipo organico-biologiche, psico-sociali, fattori ambientali e “codici” culturali (cit. Foucault; Remotti, 2019). Quest’ultima variabile richiama l’attenzione un aspetto molto importante: la differente percezione del problema, in questo caso riguardante la Salute Mentale, di un soggetto che vive all’interno di una cultura piuttosto che in un’altra.

Infatti, variabili quali la “Duration of Untreated Psychosis” e lo “slittamento” della richiesta d’aiuto aumentano in maniera direttamente proporzionale all’aumentare della percezione personale, sociale e familiare dello stigma; perciò più la cultura e le “consuetudine” di un contesto rappresenterà il disagio psichiatrico in modo distorto e/o associando ad esso false credenze e idee - come la pericolosità, l’inguaribilità, l’incomprensibilità - più la persona coinvolta nella sofferenza psichica eviterà di rivolgersi ad un servizio, fino a sfociare alcune, purtroppo, in situazioni di gravità estrema in cui sarà costretto a farlo, come nel caso del TSO.

COME COMUNICARE LA FRAGILITA’

È fondamentale comprendere che il modo in cui si affronta la sofferenza, le modalità di comunicazione di questa fragilità da parte di un soggetto, la percezione del dolore, scegliere una tipologia di cure e addirittura se curarsi o meno, le aspettative e la fiducia nel Sistema Sanitario, i significati che vengono attribuiti all’esperienza, variano e si modificano a seconda della cultura di appartenenza e delle sue “atmosfere” influenzanti, motivo per cui è fondamentale interrogarsi sempre su tali aspetti, soprattutto nella pratica clinica, e non rimanere centrati su modelli di riferimento riguardanti la singola cultura di appartenenza.

LA PSICHIATRIA TRANSCULTURALE E l’ETNOPSICHIATRIA

Queste prime riflessioni trovano ampio spazio nelle cornici teorico-pratiche della Psichiatria Transculturale e l’Etnopsichiatria Clinica, le quali permettono di volgere lo sguardo sulla necessità di inquadrare la sofferenza del singolo all’interno del contesto culturale specifico e le sue connessioni con esso. Lo scopo è di implementare percorsi di cura integrati in cui diversi professionisti, anche di supporto al lavoro clinico come il mediatore linguistico-culturale e/o l’antropologo, in un contesto di equipe allargata, possano apportare le proprie competenze nella presa in carico di pazienti. Ci auspichiamo che anche la Riabilitazione Psichiatrica e i TeRP possano farsi portavoce sempre più saldi e strutturati di un “sapere” e di un “fare” sempre più “culturalmente orientato”.

 

Giusy Stella, CdA TeRP

Valerio De Lorenzo, Presidente CdA TeRP

 

Bibliografia

Remotti F. (201), Somiglianze Una via per la convivenza, Tempi Nuovi, Editori Laterza, ISBN: 9788858136355