TNPEE, videointervista al Presidente della CdA nazionale Andrea Bonifacio: «Lotta all’abusivismo, comunicazione e formazione tra le nostre priorità»

TNPEE, videointervista al Presidente della CdA nazionale Andrea Bonifacio: «Lotta all’abusivismo, comunicazione e formazione tra le nostre priorità»

Ospite della videointervista il Presidente della Commissione d’Albo nazionale dei Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva Andrea Bonifacio e la vicepresidente (e presidente della CdA di Roma) Pamela Bellanca. In tutto circa 6mila i TNPEE a livello nazionale ma loro distribuzione non uniforme sul territorio

 

 

 

«Come TNPEE siamo tutti impegnati a trovare quelle che nei prossimi mesi dovranno essere le strategie migliori per lavorare a un piano di prevenzione primaria e secondaria in rapporto a tutto quello che è successo in questi mesi nelle varie fasce evolutive e nei bambini che hanno vissuto la pandemia in contesti socio-culturali economici profondamente diversi». Parola di Andrea Bonifacio, neo eletto Presidente della Commissione d’Albo nazionale dei Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, ospite di una nuova puntata delle videointerviste dell’Ordine TSRM e PSTRP di Roma e Provincia insieme a Pamela Bellanca, vice presidente della CdA nazionale e Presidente della CdA dei TNPEE di Roma.

«La nostra non è una professione così giovane, i profili sono degli anni ’90 ma la professione affonda le sue radici in una dimensione culturale e scientifica metodologica legata agli anni ’50 quando, a partire dagli studi del professor Bollea e ad altri contributi alla nascente neuropsichiatria infantile, si è andata proprio a definire una riabilitazione dell’età evolutiva che è un fiore all’occhiello dell’Italia che da sempre ha una tradizione professionale molto spiccata – spiega Bonifacio -. Questa tradizione è approdata al TNPEE. Oggi noi siamo circa 6mila. Il nostro problema è soprattutto nella distribuzione dei professionisti: occorrerebbe una distribuzione armonica sul territorio nazionale in quei punti nevralgici dove è necessario che vi siano dei professionisti formati nell’ambito clinico, sanitario e della riabilitazione per rispondere alle domande sempre più significative e incessanti che ci vengono dal mondo dell’infanzia».

Bonifacio ha poi elencato gli obiettivi della CdA nazionale: dalla lotta all’abusivismo alla formazione, dal lavoro di informazione alla ridefinizione delle competenze. «Per tutte le professioni sanitarie inserite nell’Ordine – spiega Bonificacio- c’è un importante lavoro da svolgere in ambito comunicativo: il territorio, l’utenza, l’opinione pubblica devono conoscere questa ricchezza del Paese che non può essere misconosciuta. Per il TNPEE c’è un lavoro molto intenso da fare anche perché abbiamo questo tipo di criticità: in alcune aree del paese la professione è molto presente, stabile e ben rappresentata, soprattutto nelle aree urbane e metropolitane dove c’è tradizione dei corsi di laurea. Ma ci sono altre zone del paese dove la figura è meno riconosciuta e questo è un grave danno per l’utenza. Altro punto è la ridefinizione delle aree di intervento, cioè definire anche i confini e i limiti con altre realtà che si stanno sviluppando in questi anni e con cui è importante avviare un confronto. Questo riguarda anche la lotta all’abusivismo. Poi c’è il tema del numero chiuso, che ha un senso, ma ci sono delle “scorciatoie europee” che spesso creano situazioni problematiche».

Pamela Bellanca ha invece spiegato l’importanza per i professionisti di avere una CdA nazionale e il rapporto che si instaurerà tra CdA provinciali e quella nazionale.

«La CdA nazionale ci darà il valore aggiunto di avere uno sguardo di insieme a livello nazionale che può rendere più coesa l’immagine della nostra professione su tutto il territorio italiano», ha sottolineato Bellanca. «Inoltre – ha continuato - avere una CdA nazionale ci permette di dare voce a tutti i professionisti anche nei territori dove non c’è la CdA provinciale». Tuttavia la CdA nazionale non deve essere vista come «un contenitore in cui riversare tutte le istanze».

«Ci potremo rivolgere alla CdA nazionale – conclude Bellanca - quando a livello territoriale ci saranno delle criticità legate a leggi regionali che possono non aver rappresentato il diritto del professionista come definito dal Decreto ministeriale. La CdA nazionale ci può essere utile anche quando stiamo espletando il primo compito a cui sono deputate le CdA provinciali, cioè quello della valutazione dei titoli di iscrizione agli elenchi speciali e all’albo. In tutti quei casi dubbi in cui ci possono essere degli aspetti legati alla legislazione nazionale allora ci possiamo rivolgere alla CdA nazionale. Poi ci possiamo interfacciare quando abbiamo bisogno di supporto in merito alla tutela della professione. Infine le CdA provinciali sono deputate a collaborare con le regioni ai fini della definizione del fabbisogno formativo universitario e lavorativo territoriale. Questi dati andranno a confluire a livello nazionale per stabilire il fabbisogno dei TNPEE in Italia».