Nessuno sa con esattezza cosa avvenne nel laboratorio del fisico tedesco Wilhelm Röntgen quel fatidico 8 novembre del 1895. Röntgen sicuramente non avrebbe mai immaginato che, mentre armeggiava con gli strumenti del suo laboratorio, avrebbe rivoluzionato il mondo della medicina e della diagnostica: scoprì infatti l’esistenza dei Raggi X, una novità che venne presto usata in tutto il mondo per ottenere immagini delle fratture di ossa e di ferite d’arma da fuoco e che gli valse il conferimento del Premio Nobel per la Fisica nel 1901. Da quel giorno del 1895, l’8 novembre si celebra il World Radiography Day.
In questi 125 anni la radiografia ha fatto passi da gigante. Parallelamente, negli anni è cresciuta la professione del Tecnico Sanitario di Radiologia Medica, il professionista che espone le persone alle radiazioni ionizzanti durante le indagini di radiologia convenzionale, tomografia computerizzata, mammografia, radiologia e cardiologia interventistica, medicina nucleare, nonché durante i radiotrattamenti. Da arte ausiliaria a vera e propria professione, i TSRM hanno raffinato le loro conoscenze e competenze e oggi sono tra i principali protagonisti del mondo della sanità. Di tutto questo e di altro abbiamo parlato con il Presidente della Commissione d’Albo dei Tecnici di Radiologia Medica di Roma e Provincia Andrea Lenza.
Presidente, l’8 novembre è la Giornata Mondiale della Radiografia. Che evoluzione ha avuto la figura del TSRM in ambito sanitario?
«La scoperta dei raggi-X, l’8 novembre del 1895, avvenne per caso, durante un esperimento del fisico tedesco Wilhelm Röntgen al quale si deve la prima radiografia della storia: un’immagine delle ossa della mano di sua moglie e del suo anello matrimoniale. Ma se una scoperta così rivoluzionaria come quella dei raggi X, che rappresenta il momento di genesi per la Radiologia, ha beneficiato della fortuna del caso, l’evoluzione del Tecnico Sanitario di Radiologia Medica si fonda su una profonda rivoluzione sociosanitaria, culturale, storica, economica e tecnologica suggellata da passaggi normativi molto impegnativi e tanto significativi da trasformare una semplice “arte ausiliaria” in “professione sanitaria”. Proprio in questo cambio di paradigma è implicitamente custodito il significato più autentico dell’intero processo di trasformazione. Arte è qualsiasi forma di attività dell'uomo come riprova o esaltazione del suo talento inventivo e della sua capacità espressiva; arte ausiliaria nasceva quindi come un mestiere, un lavoro, per esercitare il quale erano necessarie abilità e perizia tecnica particolari. Professione è qualsiasi attività direttamente connessa ad un interesse costituzionalmente rilevante che necessita pertanto dell'istituzione di un Ordine professionale, garante del possesso e della permanenza dei requisiti da parte degli iscritti. Professione sanitaria è, oggi, quella che, in forza di un titolo abilitante, svolge attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. Questa fondamentale modifica del ruolo professionale, nel caso specifico del Tecnico Sanitario di Radiologia Medica, insieme alla formazione continua e alla ridefinizione degli ambiti di attività con modalità multiprofessionali permette oggi di sostenere e soddisfare le esigenze dei servizi e della popolazione, nel rispetto delle norme vigenti e delle altre figure professionali e, al contempo, permette di affrontare, nell’immediato futuro, le sfide del nostro Sistema Sanitario: sostenibilità, equità, appropriatezza, efficacia, efficienza, consenso. Investire nelle professioni sanitarie vuol dire porre le basi perché il processo di evoluzione non si fermi, ma sia qualcosa di dinamico, un continuo work in progress».
Una delle grandi sfide del futuro è quella della Radiologia Domiciliare. Le sperimentazioni stanno funzionando? Perché può essere una svolta?
«La Radiologia Domiciliare rappresenta non solo un valido strumento per fronteggiare l’emergenza sanitaria per Covid-19, ma rientra a pieno titolo in una strategia a lungo termine, vincente perché integra tecnologia e assistenza continuativa, appropriatezza clinica e organizzativa, competenze relazionali, con il fine di promuovere la qualità di vita, e non solo la semplice cura delle malattie. La commissione d’Albo dei TSRM di Roma e provincia crede tantissimo in questa sfida e vuole promuovere, nel futuro immediato, azioni concrete che supportino un progetto di Radiologia domiciliare istituzionalizzato per fare da ponte fra territorio e ospedale, riducendo la congestione degli accessi al pronto soccorso e alle radiologie ospedaliere; venendo incontro alle esigenze di persone anziane, disabili e malati le cui condizioni di salute non permettono o rendono difficile il trasporto in una struttura ospedaliera; riducendo i tempi di attesa e le ricadute sociali ed economiche sui caregiver delle persone fragili».
TSRM ed emergenza Covid-19. Che ruolo sta svolgendo il TSRM in questa pandemia? In questa seconda ondata a Roma si segnalano casi di sovraccarico di lavoro e contagi?
«La pandemia sta purtroppo mettendo in evidenza la urgente necessità di aggiornamento e di formazione dei colleghi TSRM sugli aspetti infettivologici, non solo del Covid-19, ma in generale delle infezioni maggiormente diffuse in ambiente nosocomiale. Proprio perché fin dagli esordi dell’emergenza sanitaria l’apporto della professione del TSRM si è rilevato importante nel percorso diagnostico dello studio del torace di pazienti affetti da SARSCov-2, allo scopo di ridurre la trasmissione del virus, si è resa necessaria la revisione di protocolli e procedure che ci hanno consentito di acquisire le giuste conoscenze e di affinare le competenze. La commissione d’Albo dei TSRM di Roma e provincia sta proprio in questi giorni lavorando ad un progetto per approfondire la tematica sulle infezioni ospedaliere, puntando l’attenzione sul corretto approccio operativo nelle procedure di radiologia, in cui è coinvolta la nostra figura professionale. In questa seconda ondata, il sovraccarico di lavoro per i TSRM è direttamente proporzionale alla curva epidemiologica con conseguente salita dei ricoveri, ma è determinato anche dalla necessità di continuare a garantire prestazioni No Covid e di recuperare tutte quelle prestazioni che la precedente fase dell’emergenza non aveva reso possibile evadere».
TSRM e tecnologie. L’avvento delle nuove tecnologie (in primis l’intelligenza artificiale) come cambierà la professione?
«L’intelligenza artificiale è un mondo che ci apprestiamo a esplorare. Il congresso Nazionale dei TSRM, che verte sull’argomento, sarà di sicuro interesse per tutti gli addetti ai lavori e offrirà spunti di confronto e di dibattito per comprendere le potenzialità di questa nuova tecnologia. La sfida sarà tenersi al passo dell’avanzamento tecnologico: più sofisticata è la tecnologia, più avanzate sono le competenze richieste al professionista sanitario».