Immaginate di trovarvi, da un momento all’altro, in un luogo dove nessuno vi può capire e dove voi fate fatica a capire gli altri. Un po’ quello che succede quando state imparando una nuova lingua. La frase classica in questi casi è “Capisco abbastanza ma non lo parlo”!
Provate a percepire la frustrazione che, ogni volta, vi genera il non poter comunicare come vorreste una vostra idea, un’emozione, un pensiero. Il più delle volte rinunciate o vi frustrate e vi arrabbiate con gli altri, che spesso provano ad aiutarvi e che, in buona fede, vi anticipano e/o vi interpretano!
Ecco! Questo è quello che accade a una persona afasica che, il più delle volte, presenta altri disturbi cognitivi e motori. La somma di questi elementi porta spesso a una disabilità. Ma cos’è una disabilità realmente? La somma dei disturbi o il valore che gli diamo? Come viene vista una persona afasica dall’esterno?
Riprendendo l’esempio della lingua poco conosciuta, i nostri interlocutori, sapendo che non parliamo bene la stessa lingua, raramente si rivolgono a noi. Non poter comunicare crea un’atmosfera di imbarazzo e se non si supera si cerca di evitarlo. A una persona afasica questo accade spesso con la conseguenza di un pericoloso isolamento!
LA STORIA DI RAFFAELA
A me tutto questo lo racconta Raffaela da circa un anno che, dopo un’emorragia cerebrale e un periodo di coma e riabilitazione, mi riporta episodi della sua vita quotidiana: la sveglia al mattino, la colazione, le pulizie a fondo nonostante la sua emiplegia, qualche telefonata o messaggio (pur avendo problemi di letto scrittura) e poi le terapie!
Raffaela è donna, figlia, mamma, una risorsa umana come tante che, come dice lei nel video, “combatte”, perché ce la vuole fare. Raffaela ha saputo che il 17 ottobre è la giornata dell’afasia e vorrebbe tanto mandare messaggi a tutti (la sto convincendo a fare l’influencer!) per dare un messaggio alla gente che “non sa, che parla a vanvera” e che forse purtroppo ancora vive di pregiudizi, dice lei spesso.
Un messaggio a tutte le persone come lei per incoraggiarle a “studiare” perché “ce la faremo” (espressione che lei ha adottato molto prima del Covid); un messaggio particolare a suo figlio a cui vuole dare tutto il suo sostegno, anche se lontano, e tutto il suo amore che sappiamo bene, non ha bisogno di parole!
PER VEDERE IL VIDEO:
CdA Logopedisti Roma e Provincia